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Il grande mistero d'Atlantide. (1/a parte)

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Messaggio  ADMIN Mar Gen 06, 2009 12:20 am

INVIATO da: panshyr967 | 08/05/2004 15.49

Le origini

"Al di là di quello stretto di mare chiamato Le Colonne d'Ercole, si trovava allora un'isola più grande della Libia e dell'Asia messe insieme, e da essa si poteva passare ad altre isole, e da queste isole alla terraferma di fronte (...). In quell'isola chiamata Atlantide v' era un regno che dominava non solo tutta l'isola, ma anche molte altre isole nonché alcune regioni del continente al di là: il suo potere si spingeva, inoltre, al di qua delle Colonne d'Ercole; includendo la Libia, l'Egitto e altre regioni dell'Europa fino alla Tirrenia".
A parlare è Crizia, parente del filosofo Platone, il quale racconta che un secolo prima, nel 590 a.C., il legislatore Solone si era fermato nella capitale amministrativa dell' Egitto, Sais. Qui aveva cercato di impressionare i Sacerdoti di Iside illustrando le antiche tradizioni greche, ma uno di loro aveva sorriso, affermando che quello greco era un popolo fanciullo nei confronti di un altro su cui gli Egizi possedevano molta documentazione scritta. Secondo il sacerdote egiziano, una civiltà evoluta era esistita per secoli su "un'isola più grande della Libia e dell Asia messe insieme" l'isola era stata distrutta novemila anni prima da un immane cataclisma insieme a tutti i suoi abitanti. Le parole di Crizia sono riportate nei "Dialoghi" Timeo e Crizia, scritti da Platone attorno al 340 a.C.. Ecco come il filosofo greco descrive l' isola, sempre per bocca del sacerdote egiziano. "Dal mare, verso il mezzo dell'intera isola, c'era una pianura; la più bella e la più fertile di tutte le pianure, e rispetto al centro sorgeva una montagna non molto alta (...)."
La descrizione continua a lungo, inframmezzata da commenti sulla genealogia degli abitanti di Atlantide: ne emerge l'identikit di un territorio rettangolare di 540 x 360 chilometri, circondato su tre lati da montagne che lo proteggono dai venti freddi, e aperto a sud sul mare. La pianura è irrigata artificialmente da un complesso sistema di canali perpendicolari tra loro, che la dividono in seicento quadrati di terra chiamati klerossu in cui si trovano floridi insediamenti agricoli. La città principale, Atlantide, sorge sulla costa meridionale; è circondata da una cerchia di mura la cui circonferenza misura settantun chilometri; la città vera e propria, protetta da altre cerchie d'acqua e di terra, ha un diametro di circa cinque chilometri.
In altre parole Atlantide misura quasi otto volte la Sicilia; se non proprio un continente, è pur sempre un'isola di grandezza non disprezzabile. Crizia descrive la fertilità delle sue terre popolate, tra l'altro, da elefanti giacché anche per quell' animale, il più grosso e il più vorace di tutti, c'era abbondante pastura .

Il possente impero di Atlantide, che si estende sulle isole vicine, è diviso in dieci stati confederati, ognuno dei quali è retto da un re; lo stato sovrano, quello che comprende la città di Atlantide, è suddiviso a sua volta in sessantamila distretti; ogni cinque o sei anni si svolge una sorta di pubblica assemblea con la partecipazione del popolo che giudica l operato delle varie amministrazioni.
Gli Atlantidei, non paghi di dominare sulle loro isole, hanno fondato colonie nella terraferma di fronte (l'America?), in Egitto, in Libia e in Etruria. Ma non sono riusciti a sconfiggere l'impero di Atene, fondato nel 9600 a.C. dalla Dea Minerva e organizzato secondo gli stessi criteri che Platone aveva esposto nella sua opera La Repubblica. Dopo molti anni di guerra, un grande terremoto e un'inondazione devastano Atene, inghiottono il suo esercito e fanno sprofondare anche Atlantide nelle acque dell'oceano. Una giusta punizione, in quanto, con il trascorrere dei secoli, gli Atlantidei si sono corrotti:
"Quando l'elemento divino, mescolato con la natura mortale, si estinse in loro, il carattere umano prevalse, allora degenerarono, e mentre a quelli che erano in grado di vedere apparvero turpi, agli occhi di quelli che sono inetti a scorgere qual genere di vita conferisca davvero la felicità, apparvero bellissimi, gonfi come erano di avidità e potenza. E Zeus, il dio degli dei, intuito che questa stirpe degenerava miserabilmente, volle impartir loro un castigo affinché diventassero più saggi. Convocò gli dei tutti, e, convocatili, disse..."

Cosa disse Giove, possiamo solo intuirlo: infatti con queste parole si conclude il Crizia. Ma il vecchio sacerdote l'ha già spiegato in precedenza:
"Più tardi, avvenuti dei terremoti e dei cataclismi straordinari, tutta la vostra stirpe guerriera (cioè gli Ateniesi) sprofondò sotto terra, e similmente l'isola di Atlantide s'inabissò in mare e scomparve".
Di quanto ha raccontato, afferma Crizia, l'Egitto èl'unico paese che possiede molta documentazione scritta, perchè, contrariamente alle terre vicine, non fu coinvolto dalla catastrofe; e a questo proposito si scusa con i lettori per aver imposto nomi greci ai sovrani di Atlantide. Nei loro annali, infatti, gli Egiziani avevano tradotti i nomi nella propria lingua, secondo il costume dell'epoca; successivamente Solone li aveva a sua volta reinterpretati in greco, e così glieli aveva riferiti."Quando dunque udrete dei nomi simili a quelli nostri, non meravigliatevene, giacché ne conoscete il motivo" .


Da Platone a Colombo

Probabilmente il filosofo greco non immaginava che la sua breve narrazione (più o meno una decina delle nostre pagine) avrebbe fatto scorrere più inchiostro del suo intero corpus filosofico: circa venticinquemila opere dedicate a una civiltà che, forse, non è neppure esistita. Caso più unico che raro (altri antichi luoghi misteriosi, come il Triangolo delle Bermuda, sono stati scoperti e discussi solo in tempi recentissimi), il problema dell'esistenza o meno di Atlantide scatenò subito polemiche. A parte vari accenni a terre al di là delle colonne d'Ercole (per esempio la Cymmeria citata da Omero nell'Odissea), e l'accenno al popolo degli Atalanti, "che non mangiano alcun essere animato" e "non sognano mai" nelle Storie di Erodoto, il tema del Timeo e Crizia costituiva (almeno per quanto ne sappiamo noi) un'assoluta novità. Aristotele, discepolo di Platone, non diede molta importanza alla narrazione del suo Maestro, e questa non-opinione ebbe un peso determinante nel Medio Evo cristiano. Aristotele, infatti, era considerato un'autorità indiscussa, e ciò che lui aveva detto ("Ipse dixit"), e che non a caso concordava con la visione geocentrica dell'universo sostenuta dalla Chiesa, non poteva essere contestato. Per di più l'esistenza di un continente distrutto novemila anni prima non coincideva con la data della creazione del mondo secondo la Genesi, calcolata nel 3760 a.C.
Ma, nel 1492, Cristoforo Colombo scoprì che, al di là dell'Atlantico, esisteva davvero una terra: e il filosofo inglese Francis Bacon suggerì che avrebbe potuto trattarsi del continente descritto nel Crizia. Molte opinioni cominciarono a modificarsi, tanto che nel XVI e XVII secolo Guillaume Postel, John Dee, Sanson, Robert de Vangoudy e molti altri cartografi chiamarono le Americhe con il nome di Atlantide.
Dopo la Conquista, si scoprì pure che un antica leggenda degli indigeni del Messico, trascritta nel Codice Aubin , iniziava con queste parole: "Gli Uexotzincas, i Xochimilacas, i Cuitlahuacas, i Matlatzincas, i Malincalas abbandonarono Aztlan e vagarono senza meta". Aztlan era un'isola dell'Atlantico, e le antiche tribù avevano dovuto lasciarla perché stava sprofondando nell'oceano. Dall'isola i superstiti avevano preso il nome: si facevano infatti chiamare Aztechi, ovvero "Abitanti di Aztlan". Per la cronaca, in Messico questa teoria non è relegata nei volumi fantastici: viene insegnata a scuola un po' come da noi la storia di Romolo e Remo; al Museo di Antropologia di Città del Messico sono esposti molti antichi disegni che descrivono la migrazione.


Il ritorno di Atlantide

Qualcuno comincia a rilevare alcune analogie tra la civiltà dell'antico Egitto e quelle dell'America Centrale: costruzioni piramidali, imbalsamazione, anno diviso in 365 giorni, leggende, affinità linguistiche. Atlantide sarebbe stata dunque una sorta di ponte naturale tra le due civiltà, esteso, probabilmente, tra le Azzorre e le Bahamas.
Nel 1815, Joseph Smith, contadino quindicenne di Manchester, nella Contea di Ontario a New York, ebbe un primo incontro con un angelo di nome Moroni che gli promise rivelazioni straordinarie. Molti anni dopo l'angelo gli mostrò il nascondiglio di alcune preziose tavole scritte in una lingua sconosciuta, che Smith, illuminato dall'ispirazione divina, si mise diligentemente a tradurre. Nel 1830 uscì Il libro di Mormon, vera e propria bibbia della setta dei Mormoni, che descrive una distruzione con caratteristiche del tutto atlantidee (anche se l' Atlantide non vi è citata) avvenuta subito dopo la crocefissione di Cristo.
"Nel trentaquattresimo anno, nel primo mese, nel quarto giorno, sorse un grande uragano, tal che non se ne era mai visto uno simile sulla terra; e vi fu pure una grande e orribile tempesta, e un orribile tuono che scosse la terra intera come se stesse per fendersi (...). E molte città grandi e importanti si inabissarono, altre furono in preda alle fiamme, parecchie furono scosse finché gli edifici crollarono, e gli abitanti furono uccisi e i luoghi ridotti in desolazione (...) Così la superficie di tutta la terra fu deformata, e scese una fitta oscurità su tutto il paese, e per l' oscurità non poterono accendere alcuna luce, né candele né fiaccole" eccetera, eccetera. I superstiti, il popolo di Nefi, si erano rifugiati in tempo "nel paese di Abbondanza", dove avevano costruito templi e città, tra cui quello di Palenque e una grande fortezza identificata succesivamente con Machu Picchu.

Trentadue anni più tardi un eccentrico studioso francese, l' abate Charles-Etienne Brasseur, scoprì la "prova definitiva" del collegamento tra Mediterraneo, Atlantide e Centro America. Le sue teorie furono immediatamente screditate, ma ispirarono la prima opera veramente popolare sull'argomento: Atlantis, the Antediluvian World ("Atlantide, il mondo antidiluviano") dell'americano Ignatius Donnelly (1882). Secondo Donnelly, Atlantide era il biblico Paradiso Terrestre, e là si erano sviluppate le prime civiltà. I suoi abitanti si erano sparpagliati in America, Europa e Asia; i suoi re e le sue regine erano divenuti gli Dèi delle antiche religioni. Poi, circa tredicimila anni fa, l'intero continente era stato sommerso da un cataclisma di origine vulcanica. A sostegno della sua tesi, Donnelly adduceva le analogie culturali descritte sopra, e qualche prova geologica a dire il vero non troppo convincente. Dall'altra parte dell' oceano Augustus Le Plongeon, medico francese contemporaneo di Donnelly, che per primo aveva scavato tra le rovine Maya nello Yucatan, riprese indipendentemente la tematica di The Antediluvian World in Sacred Mysteries among the Mayas and Quiches 11,500 Years Ago; their Relation to the Sacred Mysteries of Egypt, Greece, Caldea and India ("Misteri sacri dei Maya e dei Quiché 11500 anni fa; loro relazione con i Misteri Sacri degli Egizi, dei Greci, dei Caldei e degli Indiani").
A parte la smisurata lunghezza del titolo, il suo libro ottenne un grande successo, e contribuì in larga misura alla diffusione al rilancio del mito.




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Messaggio  ADMIN Mar Gen 06, 2009 12:23 am

INVIATO da: panshyr967 | 08/05/2004 15.49

Sulle tracce di Atlantide di S. Mancinelli
E’ ormai condiviso da tutti noi "studiosi non ufficiali" che i superstiti di Atlantide abbiano portato la conoscenza nel resto del mondo dopo la fine della loro civiltà, avvenuta nel 10.500 a.C. ca a causa di fenomeni naturali.Probabilmente fu l’improvviso innalzamento dei mari a causare la fine di questa civiltà; quindi ragionando si deduce che gli Atlantidei vivessero sulle coste e che probabilmente fossero degli ottimi navigatori. E se è vero che portarono le scienze nel resto del mondo, come l’astronomia, l’agricoltura, la medicina, può essere vero anche che portarono la loro abilità nautica; perché stando a quanto ci narra Platone, la loro isola si trovava "oltre le colonne d’Ercole" e che i loro domini arrivavano dalla "Libia alla Tirrenia". Quindi se si crede a Platone loro erano degli ottimi naviganti e possedevano anche delle mappe molto precise. Ed è proprio di questo che voglio parlare, ovvero sulla loro conoscenza dei mari e su ciò che insegnarono.Ufficialmente la prima traversata via mare dell’Atlantico appartiene a Cristoforo Colombo, ma se Platone dice il vero, furono proprio gli Atlantidei a compierla arrivando in Egitto dove lasciarono le loro conoscenze scientifiche e nautiche. Tra le conoscenze nautiche che lasciarono agli Egizi, c'è la conoscenza del continente americano. Infatti Platone scrive che "davanti alla foce chiamata colonne d'ercole, c'era un isola che offriva un passaggio alle altre isole e dalle isole al tutto il continente che sta dalla parte opposta di quello che è veramente il mare". Quindi sarebbe il continente americano e le isole sarebbero le antille e i caraibi (ma di questo parlerò in un altro articolo). Ma allora, come facevano a sapere dell'esistenza di un continente scoperto ufficialmente solo nel 1492? Anche i Vichinghi intorno all'anno 1000 visitarono le americhe, ma Platone visse nel V sec. a.C.! L'unica spiegazione è ipotizzare l'esistenza di una civiltà marittima molto evoluta. Ma ci sono anche delle prove a conferma di questa tesi prima fra tutte la famosa mappa di Piri re'is. Piri re'is era un ammiraglio turco vissuto nel XVl sec.; egli era in possesso si una mappa dipinta su pelle di gazzella che aveva ed ha qualche anomalia per gli studiosi odierni; osservandola (fig. 1) infatti si nota subito la perizia con la quale sono disegnate le coste, ma il fatto ancora più sconcertante è che si vede l'antartide scoperto ufficialmente solo nel XIX sec.!E inoltre l'Antartide è libera dai ghiacci, poichè si possono vedere dei rilievi montuosi in basso a destra; cosa possibile solo prima del 10500 a.C. Ma i misteri non finiscono qua, perchè nella zona della america latina c'è raffigurato un pezzo del rio delle amzzoni (non ancora scoperto all'epoca) e un affluente dello stesso (ancora non scoperto nel XVI sec.). Ma il giallo continua, poichè l'unione tra il continente sudamericano e l'antartide sembrano un errore, invece le recenti scoperte geologiche hanno dimostrato che prima dello scioglimento dei ghiacci relativi all'ultima glaciazione ovvero prima del 10500 a.C., l'antartide e il sudamerica erano unite.
Un'altra mappa molto strana è quella Hadji Ahmed, che dopo essere stata bollata come falsa e poi studiata attentamente, rivela la forma del continente nordamericano com'era nell' 11600 a.C., ovvero quando era ancoar coperta dai ghiacci.
Ma se è stato stato accertato che i vichinghi sbarcarono in america, è possibile supporre che siano entrati in possesso di alcune mappe molto antiche, magari lasciate loro dai Romani o dai Fenici, che a loro volta le avevano ricevute dai coloni di Atlantide. Ma adesso è proprio dei Fenici e dei Romani che vogli parlare.
Ci è stato narrato da molti filosofi greci la maestria dei Fenici nell'arte della navigazione; addirittura si è scoperto che circumnavigarono l'africa oltrpassando lo stretto di Gibilterra. Ma questo non ci deve sorprendere perchè nel 1972 sono state ritrovate delle anfore puniche al largo della costa delle Honduras, inoltre sono stati ritrovati tumuli di pietra dell'età del bronzo, recanti iscrizioni in lingua fenicia. Ancora, è stata ritrovata una pietra con la scritta: "viaggiatori di Tartesso questa pietra proclama". Infatti Tartesso era una città fenicia posta lungo la costa atlantica della Spagna e questa pietra sicuramente sta a significare il luogo in cui sono sbarcati, magari alla ricerca di argento, o di pelli di animali. Purtroppo però il dominio sul mar mediterraneo portò i coloni fenici della città di Cartagine a scontrarsi contro la città di Roma, in piena ascesa per il controllo del mar mediterraneo. E così dopo la terza guerra punica (146 a.C.) il dominio fenicio sui mari cessò e inizio quello romano.
Sicuramente i romani prima della distruzione di Cartagine vennero in possesso delle mappe nautiche cartaginesi, infatti nella baia di Guanabara, al largo della costa brasiliana sono state ritrovate delle anfore romane, ma le autorità si rifiutano di autorizzare una ricerca più approfondita. Allo stesso modo su una spiaggia di Beverly nel Massachusetts sono state ritrovate delle monete romane risalenti al 375 d.C.; ma le autorità sostengono che le monete siano di un collezionista molto distratto!.
I coloni di Atlantide arrivarono nel Mediterraneo intorno al 10500 a.C. quindi i primi ad assimilare la loro cultura, non furono nè i Fenici, nè i Romani, bensì gli Egizi. La imbarcazioni egizie erano costruite con una prua piatta, adatte alla navigazione fluviale. Ma nel 1947 è stata riportata alla luce un'imbarcazione in ottimo stato di conservazione, nei pressi della grande piramide, gli studiosi hanno detto che si trattava di una barca funeraria che aveva il compito di portare il faraone nell'aldilà. Ma la caratteristica fondamentale di questa barca è che non ha la prua piatta, ma alzata, adatta a sfidare le ondo del mare. E così nel 1970 si è provato a costruire una barca fatta di papiro simile a quella ritrovata nel 1947 e il norvegese Thor Heyerdhal riuscì,partendo dalle costa occidentale dell'africa, a raggiungere le barbados in 57 giorni, coprendo una distanza di 6000 km!
Ma continuando il discorso delle barche egizie, c'è da credere che il presunto "mosaico del nilo" (fig. 2)
Fig.2
conservato al museo archeoogico di Palestrina, che raffigura l'inondazione del fiume egizio, non sia nient'altro che la rappresentazione della fine di Atlantide. Questo perchè osservando le barche ci si accorge che non hanno una prua piatta e inoltre gli animali mitologici raffigurati sono molto simili a quelli raffigurati sula mappa di Piri re'is (fig.1). Questo porta a credere che gli animali nel mosaico non siano poi così tanto mitologici, ma che siano esistiti davvero e a causa della fine dell'era glaciale si siano estinti; perchè è stato dimostrato che in Siberia la fine dell'era glaciale ha provocato estinsioni di massa, e quindi, nessuno può negare del tutto questa idea (approfondirò l'argomento in un'altro articolo). Ma questa resta solo un'ipotesi e non un'affermazione, poichè può sempre essere che io sia in errore; perchè solo ammettendo gli errori, si potrà fare luce su molti aspetti della storia dell'umanità che vengono tenuti nascosti dagli studiosi ufficiali.
Le prove per dimostrare l'esistenza di Atlantide ci sono, a voi la scelta.
La riscoperta di Atlantide
Platone e l’Atlantide. Scienza e archeologia alla ricerca del mitico continente perduto. L’ipotesi di Thera e l’Atlantide oceanica. Nikolaj Jirov e le prove geologiche. Reperti sottomarini.
L’Atlantide nel Mediterraneo :
Ufficialmente la tendenza degli archeologi è quella di considerare l’Atlantide come un’invenzione letteraria. Tuttavia uno strappo alla regola viene fatto se si prende in considerazione l’ipotesi che la vicenda del continente perduto non sia altro che la descrizione (distorta a fini letterari) della scomparsa civiltà cretese. Questa teoria molto amata dagli accademici, presuppone che l’ubicazione dell’isola sia nel cuore del Mediterraneo. Nel 1967 l’archeologo greco Marinatos portò alla luce sull’isola di Santorini, nel Mare Egeo, i resti di insediamenti umani risalenti al 2500 a. C. L’isola, un tempo chiamata Thera, era abitata da una civiltà fiorente evolutasi in completa autonomia che intratteneva un fiorente commercio con la civiltà minoica e con altri paesi dell’Egeo. Thera fu abbandonata improvvisamente intorno al 1520, quando la popolazione allarmata da violente scosse di terremoto, ritenne più opportuno imbarcarsi con i propri averi e migrare in luoghi più sicuri. Poco dopo vi fu un’eruzione vulcanica e infine l’isola esplose con un impressionante boato udito a oltre 3.000 km di distanza. L’eruzione, quattro volte più potente di quella del Krakatoa avvenuta nel 1883 vicino a Giava, seppellì completamente la città abbandonata e coprì vaste zone dell’isola con uno strato di cenere di circa 30 metri. Quarant’anni dopo il cono del vulvano sprofondò in mare sollevando altissime onde che, secondo alcuni, furono la causa della distruzione repentina della civiltà di Creta.
A credere nell’Atlantide mediterranea sono in molti. Il sismologo greco Galanopoulos, ad esempio, sostiene che i 9.000 anni prima di Solone menzionati da Platone fanno coincidere l’Atlantide con Thera, se togliamo da quel numero uno zero. E infatti 900 anni prima di Solone avvenne l’eruzione di Thera.
Tuttavia, per avvalorare questa ipotesi dovremmo ignorare intenzionalmente molti altri dettagli della descrizione fatta da Platone, primo fra tutti il suo riferimento a un’isola oceanica.


Ultima modifica di Admin il Mar Gen 06, 2009 12:27 am - modificato 1 volta.
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Messaggio  ADMIN Mar Gen 06, 2009 12:24 am

INVIATO da: panshyr967 | 08/05/2004 15.49

Oltre le Colonne d’Ercole
La possibilità che sia esistito un continente nel bel mezzo dell’Oceano Atlantico è davvero così remota? Un utile e documentato compendio per districarsi nella questione è il libro di Roberto Pinotti I continenti perduti (Mondadori 1995) dove i diversi punti di vista vengono analizzati nel dettaglio. Sull’esistenza dell’Atlantide oceanica, infatti, le opinioni sono contrastanti e in effetti esistono due scuole di pensiero al riguardo.
Da un lato gli studiosi americani sostengono che gli oceani del nostro pianeta esisterebbero da sempre negli stessi luoghi di oggi e quasi con le dimensioni attuali. Questa visione non lascia naturalmente spazio all’Atlantide, ma è una visione ampiamente contestata in altri ambienti scientifici. Gli studiosi russi infatti sostengono che dove oggi si trovano gli oceani, un tempo potevano esserci ampi lembi di terraferma in seguito inabissatisi. Da questo punto di vista l’Atlantide appare più plausibile. Ma in che punto dell’Atlantico è possibile situare il continente perduto? Per lo studioso Nikolaj Jirov il sito più probabile è l’attuale altipiano subacqueo sul quale si trovano le isole Azzorre. Questo luogo infatti sembra corrispondere alla descrizione fatta da Platone di un'isola caratterizzata da una Catena montuosa e da una vasta pianura irrigata. Il sistema montuoso subacqueo Nord atlantico è composto da due catene di monti intervallate per l’appunto da una pianura.
Ammettendo dunque che il luogo sia quello giusto perché mai l’Atlantide sarebbe stata inghiottita dalle acque?
La risposta, secondo Jirov, è nella struttura dei fondali oceanici. Rilievi geologici hanno infatti dimostrato che le basi della catena sommersa Nord atlantica sono composte prevalentemente di basalto. Qualsiasi terreno basaltico in prossimità di un oceano tende a essere instabile e dopo essere emerso dalle acque può sprofondare. I continenti più antichi sono invece composti di granito, una roccia molto più solida e meno instabile. Orbene, l’Atlantide doveva essere un continente molto giovane (geologicamente, si intende) ed era quindi condannato fin dall’inizio.
Quando sarebbe accaduto il cataclisma? Ricerche oceanografiche dei ricercatori russi fanno ritenere molto probabile una relazione tra l’inabissamento della catena montuosa (e quindi dell’Atlantide) e la fine dell’ultimo periodo glaciale in Europa e nel Nord America (12.000 anni fa). A quell’epoca il clima mutò in parecchie regioni del globo, la corrente del Golfo riscaldò il continente europeo e il regime delle acque dell’Artico si stabilizzò definitivamente.
Un ponte fra due mondi
Le prove a favore della possibile esistenza di un continente in mezzo all’Atlantico non sarebbero solo geologiche. Anche la biologia può aiutarci a chiarire il mistero.
Da sempre infatti sono osservabili analogie tra la fauna delle Azzorre, di Madera, delle isole Canarie, di Capo Verde, delle Antille e quella dell’America Centrale. Molte specie di farfalle, di lombrichi e di formiche tipiche delle Azzorre e delle Canarie si trovano infatti anche in America. La foca dal ventre bianco è una specie che non frequenta il mare aperto, ma rimane vicino alle coste. Ebbene, troviamo esemplari di questa specie sia nel Mediterraneo che in America. Gli antenati di questa foca hanno seguito forse una costa che oggi non esiste più?
E che dire dell’enigma degli elefanti? Platone cita tra gli animali che si trovavano in Atlantide, proprio i pachidermi che hanno avuto origine in America. Nel mondo antico questa specie non esisteva, mentre compare più tardi in Africa. In che modo è avvenuta questa migrazione? Attraverso ponti di terra nell’Atlantico?
Lo stesso discorso vale per i cavalli, inizialmente abitatori del Nuovo Mondo, poi giunti nell’emisfero opposto e scomparsi nel paese natale, dove verranno reintrodotti dall’uomo nel XV secolo. E così pure i porcospini, alcuni mammiferi d’acqua dolce, rettili, molluschi, crostacei, vermi, ecc...
Certi animali, poi, avrebbero fatto il viaggio opposto; basta pensare all’antilope, originaria dell’Africa, ma presente anche sugli altipiani della Sierra Nevada.
Le stesse implicazioni valgono per la flora. I botanici Ungeer e Osvaldo Herr forniscono infatti ulteriori elementi per dimostrare l’esistenza di un continente terziario. La similitudine tra la flora miocenica dell’Europa Centrale e quella attuale dell’America Orientale è sorprendente e dimostra che certe piante sono migrate da un continente all’altro.
Reperti sottomarini
Tutte queste congetture sono affascinanti anche se possono in parte essere contestate senza prove più tangibili, come l’effettiva presenza di resti archeologici sul fondo dell’Oceano. Alcuni indizi in tal senso però esistono.
Nel 1968 un naturalista americano, Manson Valentine, scoprì che sotto pochi metri d’acqua al largo dell’isola di North Bimini (Bahamas) esistono alcune grandi pietre piatte e allineate che fanno pensare a una sorta di pavimentazione. Il caso fece scalpore e furono organizzate diverse spedizioni archeologiche. La conclusione, secondo alcuni un po’ frettolosa, a cui giunsero gli esperti fu che si trattava in realtà di formazioni calcaree naturali.
Ma altre scoperte dovevano giungere, ancora una volta, dagli ambienti scientifici russi.
Nel 1974 la nave per ricerche oceanografiche Akademik Petrovsky fotografò i fondali intorno all’arcipelago delle isole Horseshoe, 450 chilometri ad ovest di Gibilterra. Al momento dello sviluppo si potè notare che la cima della montagna sottomarina Ampére, un altipiano subacqueo che si innalza dalle profondità oceaniche fino a 60 metri dalla superfice, mostrava insolite conformazioni sottoforma di grandi pietre apparentemente lavorate, enormi blocchi rettangolari che rammenterebbero i ruderi di antiche costruzioni in pietra ...
Reperti sottomarini sono stati rilevati strumentalmente anche da altre spedizioni oceanografiche internazionali. Nelle isole Canarie, poi, esisterebbero alcuni tunnel subacquei in cui è possibile trovare resti di una civiltà precedente quella indigena delle Isole. Almeno questo è quanto affermano i componenti di una spedizione italiana organizzata nel 1981 dalla rivista Mondo Sommerso. Il giornalista-esploratore Pippo Cappellano, capo della spedizione, ha visitato i tunnel sommersi personalmente e ha trovato lastroni squadrati di natura artificiale molto simili a un’antica pavimentazione. Egli, pur lasciando ampio margine al dubbio, ha dichiarato: "Potrebbe essere l’Atlantide, forse no. Ma quello che abbiamo visto deve essere per forza la testimonianza di una grande città sommersa. Non è impossibile che migliaia di anni prima dei Guanchos (l’antica popolazione indigena delle Canarie) altri uomini abbiano costruito una città, scavato canali, e attrezzato porti. Ma ci vogliono le prove ..."
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